venerdì 16 ottobre 2009

La censura "sovietica" della Rebubblica Italiana

QUEL TERREMOTO "POLITICAMENTE NON CORRETTO"
Strane dimenticanze: di Filippo Giannini

Deve esserci un esame di coscienza senza discriminanti né colorite politiche riguardo a chi ha avuto responsabilità. Bisogna vedere come sia potuto accadere che non siano state attivate indispensabili norme, che erano state tradotte in legge e chiedersi come non siano scattati necessaricontrolli". Sono parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, parole apparentemente condivisibili. Ma sono parole e i fatti dimostreranno, una volta ancora che, individuati i colpevoli di un così grave danno, cioè coloro che non hanno attivato quelle norme che erano state tradotte in legge, costoro, con marchingegni e raggiri riusciranno a farla franca. Come ultima eventualità potranno godere di un più che certo nuovo indulto o amnistia. L'uno e l'altra tanto comuni in questo Paese dei diritti e della libertà.Credo di essere una persona equilibrata, pertanto voglio riconoscere che nelcaso del funesto terremoto che ha sconquassato l'Abruzzo, gli interventi sono stati tempestivi ed efficaci.Ripeto, sono una persona equilibrata, ma molto scettico sulle capacità edonestà della classe dirigente scaturita dalla liberazione, di conseguenza ritengo che gli interventi sopra indicati non siano altro che la ripetizione(e questo sarebbe già cosa apprezzabile) di quanto si verificò a seguito di quel terremoto avvenuto alcuni decenni fa, terremoto non politicamente corretto.Ci avete fatto caso che i mezzi di informazione hanno ricordato i principalisismi che si sono verificati nel secolo scorso, partendo proprio da quelloche interessò Messina e Reggio Calabria nel 1908, la Sicilia 1967, l'Irpinia1980, l'Umbria 1997, ma hanno dimenticato quello del 1930. Perché?Provo a rispondere. Prima di affrontare il tema debbo parlare di me, ma brevemente, non vi preoccupate, e poi siano i lettori a giudicare sul"perché?". Ho lavorato diversi anni all'estero, ma nel mio pendolare mi trovai inItalia nel 1980, proprio nell'anno del terremoto che devastò l'Irpinia. Nelle ore immediatamente successive al tragico evento, ascoltavo le ultimenotizie alla radio e fui colpito da una stranezza: un contadino del luogo che stava rispondendo alle domande di un intervistatore, raccontava di aver avuto la casa completamente distrutta e, cosa ancor più grave, di aver perso una figlia. Alle insistenti domande del giornalista, il pover'uomo rispondeva che tutto il paese era stato raso al suolo, ma le uniche case che avevano resistito al sisma erano quelle costruite a seguito del terremotodel 1930. A questo punto il contatto si interruppe, ma in modo così maldestro da convincermi che era cosa voluta. 1930? Un terremoto? Non ne sapevo niente. Incuriosito volli indagare e scoprii cose turche, turchissime.Prima di addentrarmi ancora nel discorso, chiedo venia perché questo argomento fu da me trattato in altra occasione e per alcuni lettori potrei sembrare ripetitivo.Ecco dunque i fatti, ricordando che stiamo trattando di un avvenimento accaduto quasi ottanta anni fa, quando le attrezzature tecniche non erano così sofisticate come quelle di oggi.La notte del 23 luglio 1930 uno dei terremoti più devastanti (6,5° ScalaRichter) che la nostra storia ricordi (1.500/2.000 morti) colpì vaste aree della Campania, della Lucania e del Subappennino pugliese: all'incirca,cioè, quelle stesse regioni colpite dal sisma del novembre 1980 (6° ScalaRichter).Mussolini, appena conosciuta la notizia, convocò il Ministro dei LavoriPubblici Araldo Di Crollalanza, certamente uno dei più prestigiosi componenti del Governo di allora e gli affidò l'opera di soccorso e di ricostruzione.Araldo Di Crollalanza, in base alle disposizioni ricevute e giovandosi del RDL del 9 dicembre 1926 e alle successive norme tecniche del 13 marzo 1927(ecco come è nata la Protezione Civile), norme che prevedevano la concentrazione di tutte le competenze operative, nei casi di catastrofe, nel Ministero dei Lavori Pubblici, il Ministro fece effettuare, nel giro di pochissime ore, il trasferimento di tutti gli uffici del Genio Civile, del personale tecnico, nella zona sinistrata, così come era previsto dal piano di intervento e dalle tabelle di mobilitazione che venivano periodicamente aggiornate.Secondo le disposizioni di legge, sopra ricordate, nella stazione di Roma,su un binario morto, era sempre in sosta un treno speciale, completo di materiale di pronto intervento, munito di apparecchiature per demolizioni equant'altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di assistenza alle popolazioni sinistrate. Sul treno presero posto il Ministro,i tecnici e tutto il personale necessario. Destinazione: l'epicentro della catastrofe.Naturalmente, come era uso in quei tempi, per tutto il periodo della ricostruzione, Araldo Di Crollalanza non si allontanò mai dalla zona sinistrata, adattandosi a dormire in una vettura del treno speciale che si spostava, con il relativo ufficio tecnico da una stazione all'altra perseguire direttamente le opere di ricostruzione.C'è la testimonianza di un giovane di allora, il signor Liberato Iannantuonidi Meda (Mi) che ricorda: "Nella notte del 23 luglio 1930, il terremoto distrusse alcuni centri della zona ai limiti della Puglia con la Lucania e l'avellinese,in particolare Melfi, Anzano di Puglia, Macedonia. Proprio tra le macerie diquesto borgo, all'indomani del terribile sisma, molte personalità del tempo accorsero turbate da tanta straziante rovina, fra le quali il Ministro deiLavori Pubblici Araldo Di Crollalanza. Avevo allora 22 anni, unitamente ad altri giovani fummo comandati allo sgombero delle macerie. Ecco perché conobbi da vicino Crollalanza; si trattenne un po' con noi con la serena eferma parola di incitamento al dovere; restò per me l'uomo indimenticabileper i fatti che seguirono. Tutto quello che il sisma distrusse nell'estate1930, l'anno nuovo vide non più macerie, ma ridenti case coloniche ed altre magnifiche costruzioni con servizi adeguati alle esigenze della gente delluogo. Moderne strade fiancheggiate da filari di piante ornamentali; si seppe anche che costi occorrenti furono decisamente inferiori al previsto(.)".Ecco, caro lettore, perché quel terremoto non è politicamente corretto. Ma oltre a quello cui ho appena accennato: c'è ben altro.I lavori iniziarono immediatamente. Dopo aver assicurato gli attendamenti ela prima opera di assistenza, si provvide al tempestivo arrivo sul posto,con treni che avevano la precedenza assoluta di laterizi e di quant'altronecessario per la ricostruzioni. Furono incaricate numerose imprese ediliche prontamente conversero sul posto, con tutta l'attrezzatura. Lavorando su schemi di progetti standard si poté dare inizio alla costruzione di casette a pian terreno di due o tre stanze (1) anti-sismiche, particolarmente idonee a rischio. Contemporaneamente fu disposta anche la riparazione di migliaia di abitazioni ristrutturabili, in modo da riconsegnarle ai sinistrati prima dell'arrivo dell'inverno. Si evitava in questo modo che si verificasse quanto accaduto nel periodo pre-fascista e quanto accadrà, scandalosamente,nell'Italia post-fascista: la costruzione di baracche, così dette provvisorie, ma che sono, invece, di una provvisorietà illimitata.Sembra impossibile (data l'Italia di oggi): a soli tre mesi dal catastroficosisma, e precisamente il 28 ottobre 1930 - come a simboleggiare che condeterminati uomini i miracoli sono possibili - le prime case vennero consegnate alle popolazioni della Campania, della Lucania e delle Puglie.Furono costruite 3.746 case e riparate 5.190 abitazioni.Ma, caro lettore, che vivi in questa Italia di piena libertà, ascolta come Mussolini salutò il suo Ministro dei Lavori Pubblici al termine della suaopera:
"Eccellenza Di Crollalanza, lo Stato italiano La ringrazia non per aver ricostruito in pochi mesi perché era Suo preciso dovere, ma la ringrazia per aver fatto risparmiare all'erario 500 mila lire".

articolo tratto dal web